
Il digitale ha modificato, accelerato e facilitato i processi comunicativi. Adulti e ragazzi vivono inevitabilmente relazioni, emozioni, pensieri e azioni all’interno di app e social network. La dottoressa Maura Manca, psicoterapeuta, presidente e fondatrice dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza ha accompagnato genitori e insegnanti nella necessaria presa di coscienza circa la responsabilità che abbiamo su questo tema di fronte ai giovani. Ha aperto la serata sottolineando che non siamo più “dietro lo schermo” ma dentro. Siamo tutti all’interno delle piattaforme digitali. Non ultimo il fenomeno portato alla ribalta dalla serie TV Squid Game ha ulteriormente aperto gli occhi sui possibili futuri già presenti. Assistiamo inermi alla normalizzazione di tante dinamiche relazionali distorte dove non mancano violenza e aggressività o possiamo fare qualcosa?
La Dottoressa Manca è andata dritto al problema: possiamo e dobbiamo fare qualcosa. Anche nell’era digitale rimane sempre valido l’ascolto autentico dei ragazzi per comprendere e rispondere in modo empatico ai loro bisogni. Un ragazzo che si sente capito, si apre e si affida per essere accompagnato nel portare avanti il suo processo di crescita. L’ascolto è dunque il primo passo per stargli accanto, vedere cosa guardano i suoi occhi per capirlo e aiutarlo a vedere con occhi critici. La rete offre gratificazioni immediate che sono ben diverse dalla vecchia impostazione educativa che saggiamente portava con sé il messaggio del lo devi fare per il tuo futuro. Il cervello emotivo dei giovani risponde di più quando trova una gratificazione immediata e, inevitabilmente, di meno quando la gratificazione è posticipata. Servono stimoli nuovi che portino il vecchio messaggio ma in una modalità accattivante e immediata come quella che offre la rete.
Un altro aspetto importante su cui si è soffermata la presidentessa dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza è l’esempio che l’adulto trasmette ai giovani nel suo personale rapporto con le tecnologie. Come possiamo aiutare i nostri ragazzi se noi stessi siamo dipendenti dallo smartphone e poco competenti circa il mondo digitale? Per comprendere questa complessità, ad esempio, è necessario saper fare i conti con gli algoritmi che veicolano le informazioni all’interno dei profili. Ovvero essere in grado di comprendere quanto l’algoritmo raccolga informazioni sul nostro conto riproponendoci un mondo a nostra misura che toglie il confronto, la critica, la differenza e, di fatto, l’incontro con l’altro. L’intelligenza artificiale avanza e si sostituisce togliendoci competenza, opportunità di crescita e giudizio critico. Se riesce a modellare un cervello adulto figuriamoci quello in formazione di un adolescente. Capire questo significa intervenire per impedire che il tutto e subito tolga completamente lo spazio a elaborazione, riflessione e autocritica. E’ fondamentale lavorare con i ragazzi su questi temi per arrivare a renderli emotivamente competenti e digitalmente intelligenti.
[Emanuela Cenni, UCIPEM]